Ostra fino al 1881 si chiamava Montalboddo o Monte Bodio.Il cambiamento del nome fu deciso per avvalorare la tradizione che vuole Montalboddo discendente dall'antica Ostra, un municipio romano che sorgeva nella valle del fiume Misa, a circa 9 km dall'attuale Ostra, nel luogo detto "Le Muracce".In questa località ancora è possibile osservare alcuni interessanti resti della città romana e vi si ritrovano tra i campi migliaia di minuscoli frammenti di tegole, mattoni, tessere di mosaico, parti di vasi, di piatti e di anfore.Si tramanda che Bodio, cittadino romano di Ostra, fosse proprietario di un terreno posto sul colle su cui sorge oggi Montalboddo - Ostra.Quando nel 410 d.C. la sua città venne distrutta dai Visigoti di Alarico, Bodio accolse sul suo colle il gruppo più numeroso degli Ostrani fuggiaschi.Fu tenuto un consiglio degli anziani e fu stabilito di ricostruire proprio lì, sul colle di Bodio, le case e le mura, che la notte fanno dormire tranquilli.La storia documentata, invece, ci informa che le terre che formarono il territorio di Montalboddo - Ostra appartenevano all'Esarcato di Ravenna. Terminato il dominio dei Longobardi, l'Esarcato fu donato da Pipino il Breve alla Chiesa e questa, a sua volta ne affidò l'amministrazione all'Arcivescovo di Ravenna. Fino al XII secolo non si hanno notizie né di un castello, né di un'abbazia che fungesse da centro a queste terre. Il nome "Monte Bodio", come denominazione del castello, appare la prima volta nel 1194, quando già si era costituito il Comune.L'attuale Ostra ha quindi un'origine medioevale e proprio nel medioevo ebbe la sua più vasta risonanza. Nel 1230 riuscì a sottrarsi completamente al dominio di Ravenna, ma presto passò sotto il controllo della città di Jesi.Coinvolta nella lotta tra guelfi e ghibellini, partecipò alla "Lega delle terre amiche delle Marche".Si succedettero guerre, assalti a città, saccheggi, lotte interne alla stessa comunità, fino a quando verso il 1320 il libero comune di Ostra cadde sotto la signoria dei Paganelli, una famiglia di origine romagnola, che giunta nelle Marche si era distribuita in vari luoghi, ma il ramo principale fu quello di Ostra. Per tutto il '300 Ostra fu signoreggiata dalla famiglia Paganelli, che trovò diversi potenti protettori esterni.Tra il 1350 e il 1355, sotto la guida dei Paganelli, si sottomise a Francesco II degli Ordelaffi di Forlì, il quale la dominò fino all'arrivo del cardinale Albornoz che vi ristabilì l'autorità dei Consigli comunali mediante l'approvazione di un nuovo statuto (1366). Fu proprio a Montalboddo, poi, che l'Albornoz, concentrò le sue truppe per marciare verso la distruzione del castello di Buscareto, che sorgeva nel comune di Montenovo (oggi Ostra Vetere). Partito l'Albornoz, i Paganelli, protetti dai conti di Montefeltro,divennero nuovamente padroni di Ostra, anche se, nel 1380, dovettero firmare un atto di sottomissione alla città di Ancona. Registrata tra le città "mediocres", Ostra nel Trecento contava 600 fumanti, ossia circa tremila abitanti, ma, come tutti i castelli di quel tempo, non poteva che assistere passivamente alle lotte di espansione dei signori più potenti o dei condottieri più audaci: così tra la fine del trecento e la prima metà del '400 si avvicendarono in Ostra numerose signorie.Gli assedi cominciarono nell'agosto del 1399, quando il ventiduenne Galeotto Belfiore dei Malatesti di Rimini prese ad assediare Ostra, provocando diverse rovine, soprattutto a causa del fuoco, fino a che gli abitanti scesero a patti e gli aprirono le porte del castello. I Paganelli, la cui signoria, sia pure con vicende alterne, si era protratta per tutto il '300, furono cacciati. Nell'agosto del 1400 Galeotto Belfiore, tornato ad Ostra, vi morì a soli ventitré anni e la signoria passò al fratello Pandolfo dei Malatesti, signore di Brescia e di Fano. Il 12 luglio 1416 i Malatesti furono sconfitti dalle truppe mercenarie di Braccio da Montone, così che il vincitore entrò in Montalboddo nell'agosto successivo e, nell'allontanarsi, vi lasciò un presidio di soldati al comando del capitano Michele Attendolo Sforza. Nel 1420, poi, Braccio da Montone donò la signoria di Ostra al capitano Ruggero Cane della famiglia Rainieri di Perugia.Sconfitto e ferito a morte Braccio da Montone il 2 giugno 1424, gli abitanti di Ostra subito si ribellarono e costrinsero alla fuga i rappresentanti di Ruggero Cane e, mediante un capitolato, si affidarono alla protezione del conte Guidantonio di Montefeltro, sotto il cui governo la città si riprese ed accrebbe le sue fortificazioni.Morto Guidantonio nel 1443, la signoria passò al figlio Oddantonio, che donò il castello di Ostra al capitano Roberto Paganelli, detto Roberto da Montalboddo, che così poté‚ riportare la sua famiglia nel castello d'origine.Intanto il condottiero Francesco Sforza, che cercava di procurarsi uno stato nelle Marche, non più alleato dei Montefeltro, presto prese d'assedio Ostra e il 21 novembre 1443 gli Ostrensi, per evitare il peggio, aprirono le porte al condottiero, dopo aver pattuito la loro incolumità.Entrati nel castello, tuttavia, i mercenari si lasciarono andare a saccheggi e a violenze. Il dominio di Francesco Sforza durò pochi mesi, perché‚ Roberto da Montalboddo, ritornato in patria, guidò la ribellione e gli Sforzeschi furono ben presto scacciati.Morto Roberto da Montalboddo, la signoria di Ostra passò al figlio Onofrio e ad altri Paganelli, che però chiesero la protezione dei fratelli Sigismondo Pandolfo e Malatesta Novello dei Malatesti, mediante la sottoscrizione di un capitoletto.Presto i nuovi signori non stettero ai patti e gli abitanti di Ostra cacciarono sia i Paganelli, sia gli stessi ufficiali dei Malatesti, per porsi, con un capitolato sotto l'amministrazione diretta della chiesa (1454).Gli abitanti, in quella circostanza, decisero di abbattere la loro rocca, che era stato "il nido di tanti tiranni", affinché‚ non venisse più in mente a qualche signore di impadronirsene nuovamente.L'avvicendarsi di così tante signorie in un periodo così breve aveva provocato gravissimi danni all'economia della città, la cui popolazione era ormai ridotta ad un terzo. Sotto il diretto dominio della Chiesa Ostra registrò, invece, una sensibile ripresa economica e demografica. Nonostante alcuni flagelli, come pestilenze, siccità, carestie ed addirittura "il diluvio delle cavallette", la popolazione ritornò a crescere e, nello spazio di un secolo, dai 200 "fuochi" che si registravano alla fine del periodo delle signorie, si passò a 500 "fuochi". La cinta delle mura e il territorio più vicino e più sicuro non erano ormai più sufficienti per accogliere e sfamare tutti.Si misero perciò a coltura terre più lontane, strappandole ai boschi, ed iniziò l'insediamento rurale, cioè la costruzione di case coloniche nei singoli poderi, che caratterizzano ancora oggi il paesaggio.L'economia cittadina, prevalentemente agricola, conobbe un lungo periodo di floridezza, come in genere tutto il territorio marchigiano, che costituiva "il granaio" non solo di Roma, ma anche di Venezia.Nel '500 aumentarono sensibilmente le famiglie nobili che s'impadronirono delle terre vendute dal Comune e degli incarichi pubblici, fonte di sicuri guadagni.Proprio la ricerca del pubblico potere finì per rompere l'armonia esistente tra le varie famiglie nobiliari: nacquero così inimicizie, rivalità, vere e proprie faide.Si conobbero giorni di sangue segnati da omicidi, ferimenti e stragi, fino a quando nel 1574 non fu definitivamente sancita una pace tra tutte le famiglie nobili di Ostra.Tra il '600 e il '700 Ostra godette di un lungo periodo di pace e la città con il suo territorio venne descritta quasi come "una terra promessa" per gli appartenenti alle famiglie patrizie.E proprio in quei due secoli Ostra "si rinnovò", grazie ai capitali provenienti dall'agricoltura e al basso costo della manodopera. Tutte le famiglie patrizie ricostruirono i loro palazzi, i numerosi ordini religiosi i loro conventi e la comunità civile il Palazzo del Comune. Tutti i palazzi gentilizi e le chiese si arricchirono di pitture, stucchi e di altre opere d'arte.A coronamento di questo sviluppo economico sociale e religioso, il 30 luglio 1790 il papa Pio VI concesse ad Ostra, per la rinomanza raggiunta, il titolo di Città e il 4 settembre 1795, lo stesso Papa istituì il Collegio dei Canonici elevando la chiesa parrocchiale di Santa Croce a Chiesa Collegiata.Nel secolo XIX Ostra seguì le vicende dell'Italia, subendo all'inizio del secolo, durante l'occupazione francese, l'annessione al Regno ltalico e, dopo essere ritornata allo Stato Pontificio, partecipò, con suoi volontari, alle lotte risorgimentali fino a quando, dopo la conquista delle Marche, da parte delle truppe piemontesi (1860), per pubblico plebiscito venne annessa al Regno di Vittorio Emanuele II, primo Re d'Italia. Il 5 aprile 1881, il Consiglio Comunale della città presentò al Regio Governo italiano la delibera del cambiamento della denominazione della città da Montalboddo in Ostra.La richiesta venne accolta il 12 maggio 1881 con un Decreto firmato da Re Umberto I°. Nel secolo XX Ostra ha vissuto nel bene e nel male le vicende dello Stato italiano, condividendone le sorti.Ha sopportato gli orrori delle due guerre mondiali, la lotta partigiana e fratricida fino alla riconquistata libertà, che le assicura ancor oggi un certo benessere e prosperità. Oggi Ostra guarda, con ottimismo al suo futuro, senza dimenticare le radici dalle quali è cresciuta. La sua storia, che si respira nelle piazze, nelle vie maggiori e nei vicoli, i prodotti delle sue molteplici attività possono dare giustamente suggerimenti per la valorizzazione dei suo patrimonio urbanistico e delle sue energie produttive, culturali ed umane, per una più incisiva presenza nella realtà marchigiana e italiana della quale, attraverso i secoli, è stata uno specchio fedele.
OSTRA: LA STORIA DELLA CAPITALE DELLA VALMISA
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