OSTRA TECHE: GLI SPREVENGOLI



In occasione delle tre suggestive e movimentate notti degli "Sprevengoli" riproponiamo l'articolo che illustra con dovizia di particolari la figura di questi arcani personaggi generati dalla bizzarrìa popolare.


Differenziandosi dalla insensatezza delle varie celebrazioni-surrogato dell’Halloween celtico (prive di qualsiasi patria memoria folcloristica e retroterra simbolicoculturale), nel centro storico di OSTRA, incantevole città medioevale a guardia della bassa valle del Misa, anche quest'anno si tornerà a respirare aria verosimile di nostrano mistero alitata dalle
"NOTTI DEGLI SPREVENGOLI" (23-24-25 ottobre).
Gli sprevengoli erano, nella credenza popolare, degli spiritelli birbantelli che di notte si divertivano a saltellare sulle pance dei malcapitati ingordi, per poi addormentarsi beatamente sugli addomi tronfi, provocando le famose paturnie da abbuffata. Questi omini hanno assonanza con gli incubi (dal latino incubare ossia coricarsi sopra), che, secondo la tradizione occultistica e popolare erano rappresentati sotto forma di omiciattoli gibbosi che si siedevano sul petto dei dormienti togliendo loro il respiro. L'esistenza degli "incubi" venne discussa nel medioevo ed ammessa da demonologi e filosofi che avallandone la loro esistenza, scrissero addirittura che potevano accoppiarsi con le donne durante il sonno e fecondarle (omissis ceteris). La tradizione marchigiana, in una notte specifica di passaggio (non coincidente con le date della baldoria attuale), carica di magiche ed inquietanti presenze, immaginava la figura di un folletto talvolta maligno, ma anche più bonariamente dispettoso, nominato "sprevengolo" (o anche sprovincolo o sprovengolo) che, vestito di un cappello rosso e di scarpine a guscio di noce, si presentava quando si aveva abbondato in libagioni, al punto che è diventato sinonimo popolare ancora corrente di indigestione. Contro le creature conturbanti il sapere popolare suggeriva l'impiego dell'aglio ed un proverbio contadino recitava infatti: "per San Giovanni se svejane le cipolle e l'aji". Molte altre erbe si raccoglievano in notti particolari, con la convinzione che avessero specifici poteri benèfici e terapeutici grazie ad intercessioni salvifiche. Con queste "misticanze" raccolte, si preparava un'acqua magica da impiegare durante l'anno per abluzioni reputate rigeneranti e curative. Nel corso del tempo, c'e' stato un mischiarsi di tradizioni antiche, pagane, e di ritualita' cristiane, che dettero origine a credenze e riti in uso ancora oggi e ritrovabili perlopiu' nelle aree rurali. Con le delizie enogastronomiche delle antiche cantine ostrensi riaperte al pubblico in occasione di questa annuale festa popolare, sperimentare l’azione giocondamente molesta di questi spiriti-pigmei e ricreare atmosfere arcaiche ed incantate non sarà affatto impresa impossibile.

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